La meccanica del cuore (La Mecanique du Coeur)
Mathias Malzieu
2012, Feltrinelli
Piccola stella, Ultimo
Buonasera readers,
stasera fuori dalla mia finestra è calata piano piano la nebbia, ha ammantato tutto, complice silenziosa del freddo fra l’odore della prima legna bruciata e uno spicchio di luna sfuocata. Mi sono ritrovata ad annegare nella malinconica, forse per colpa di una meteoropatia mai diagnosticata, forse perché ho appena sollevato lo sguardo dalla Meccanica del Cuore di Mathias Malzieu. Mi ha assalito la consapevolezza che forse servirebbero sui nostri comodini, fin da quando si è abbastanza grandi per capire, molte più fiabe come quella che ci racconta Malzieu. Non tutte le favole dovrebbero avere il lieto fine, perché ci lasciano sognare ad occhi troppo aperti senza ricordarci la verità. La verità, cruda e pura, è che qualche volta il principe non bacia la principessa, che alle volte la principessa non si sveglia, che a volte il Bene non prevale sul Male ma semplicemente rimangono lì in una forma stasi.
Il 16 aprile del 1874 il gelo stringe Edimburgo nella sua morsa. La notte in cui viene al mondo Jack è la più fredda del mondo e il suo cuore non batte, è ghiacciato. Madaline, una dottoressa inventrice che aggiusta le persone, lo opera urgentemente e gli impianta un orologio a cucù sul muscolo fermo, rianimandolo. Così Jack apre gli occhi al mondo, fra le braccia della donna che lo sceglierà come figlio e con il ticchettio dell’orologino nel petto. La sua vita sembra procedere come quella di ogni bambino, con in aggiunta piccole chicche di stranezze, come Arthur il vecchio barbone dall’incedere zoppicante a cui Madaline ha “trapiantato un pezzi di colonna vertebrale musicale con le ossa accordate” , o le due prostitute che fumano “strane sigarette”. Il giorno che Jack per la prima volta riesce ad andare in città accadono due cose importanti: conosce l’amore della sua vita, una piccola cantante spagnola miope e il suo orologio sembra volersi stapparsi dal suo petto. Le regole sono chiare:
Uno, non toccare le lancette.
Due, domina la rabbia.
Tre, non innamorarti, mai e poi mai.
Eppure Jack sente che persino la morte sarebbe più accettabile che convivere con la possibilità di non vedere più la ragazzina. Da quel momento avrà un solo scopo e un solo sogno quello di ricongiungersi a lei e di passare con lei tutta la vita. Intraprenderà, quindi, un viaggio che lo condurrà lontano da dove è nato e da chi è sempre stato, fino a comprendere la verità più dura di tutte. Per diventare adulti bisogna saper rinunciare alle idee confortevoli dell’infanzia, servono sacrifici che possono trasformarci inevitabilmente per sopportarli.
Il romanzo è breve, scorrevole, facile, incisivo. Non amo molto sottolineare i libri perché di solito sono troppo immersa nella lettura per ricordarmi di afferrare una matita, eppure mi sono ritrovata, in questo caso particolare, a sottolineare la maggior parte delle frasi. Trasudavano musicalità ed emotività e meritavano di essere evidenziate.
La favola di Malzieu, vi anticipo, non ha il suo Lieto Fine, il The End, gli uccellini che calano il sipario. Finisce semplicemente così come era iniziata: in silenzio. Il mio articolo potrebbe far desistere, di questo sono consapevole, ma che ci volete fare la sincerità è un po’ un bagaglio ingombrante ed io sinceramente ve la consiglio con tutto il cuore, sperando che vi faccia riflettere nel piccolo lasso del vostro tempo che le dedicherete.
Una malinconica Bibliotecaria