Pubblicato in: Leggi con la Bibliotecaria, Marzo

Leggi con la Bibliotecaria: Marzo

8 marzo,Tecla

Buongiorno lettori,

ho pensato ad un nuovo Contest da affiancare alle recensioni di libri: che ne dite se vi propongo la lista dei libri che intendo leggere nel mese? Sono aperta ovviamente a suggerimenti (quale libro leggere, quale invece non leggere, se lo avete già letto…)

Potrebbe essere un divertente appuntamento mensile, magari organizzato a temi.

Pronti! Inizio!

Facciamo un gioco: pensate a tutto ciò che vi fa venire in mente il mese di Marzo…

Marzo è il mese della rinascita, le giornate iniziano a farsi più lunghe, il tempo è un pazzerello e le giornate ancora fredde, ma la Primavera è lì, alle porte, ad un passo dallo sprigionarsi. I primi fiori iniziano a sbocciare, temerari al freddo, e il profumo si spande piano piano nell’aria.

Marzo è il mese della Donna, resiliente e bellissima, forte e dolcissima come i primi petali. Essere donna è principio, fine e sviluppo esattamente come un magnifico libro. Edoardo Sanguineti diceva che l’uomo e il mondo sono la somma della cultura che hanno assorbito nella loro vita, noi siamo l’enciclopedia di noi stessi. Quindi eccomi qui ad arricchire la mia (e forse spero) anche la vostra biblioteca umana.

Schermata 2022-03-15 alle 14.42.00Violeta

Isabel Allende

2022

Feltrinelli

Pag. 354

Dove trovarlo

Trama: Violeta nasce in una notte tempestosa del 1920, prima femmina dopo cinque turbolenti maschi. Fin dal principio la sua vita è segnata da avvenimenti straordinari, con l’eco della Grande guerra ancora forte e il virus dell’influenza spagnola che sbarca sulle coste del Cile quasi nel momento esatto della sua nascita. Grazie alla previdenza del padre, la famiglia esce indenne da questa crisi solo per affrontarne un’altra quando la Grande depressione compromette l’elegante stile di vita urbano che Violeta aveva conosciuto fino ad allora. La sua famiglia perde tutto ed è costretta a ritirarsi in una regione remota del paese, selvaggia e bellissima. Lì la ragazza arriva alla maggiore età e conosce il suo primo pretendente… Violeta racconta in queste pagine la sua storia a Camilo in cui ricorda i devastanti tormenti amorosi, i tempi di povertà ma anche di ricchezza, i terribili lutti e le immense gioie. Sullo sfondo delle sue alterne fortune, un paese di cui solo col tempo  Violeta impara a decifrare gli sconvolgimenti politici e sociali. Ed è anche grazie a questa consapevolezza che avviene la sua trasformazione con l’impegno nella lotta per i diritti delle donne. Una vita eccezionalmente ricca e lunga un secolo, che si apre e si chiude con una pandemia.

Vanessa Montfort

2020

Feltrinelli

Pag. 602

Dove trovarlo

Trama: quando la direttrice di teatro Noelia Cid viene incaricata di mettere in scena Sortilegio, opera del celebre drammaturgo Gregorio Martinez Sierra, decide di documentarsi analizzando i testi e le lettere conservati dalla moglie di Gregorio, Maria Lejarraga. E così, tramite la sua indagine, Noelia non solo si immerge nella complessa relazione tra Maria e Gregorio, ma fa luce su un mistero che si tramanda da oltre un secolo. Il mistero di un autore che nella sua lunga vita ha scritto più di novanta opere, andate in scena nei principali teatri del mondo, dagli Champs-Elysées a Buenos Aires, a Broadway. Un autore che ha vissuto in prima linea i grandi eventi del secolo passato: la Madrid letteraria degli anni venti, la Parigi della Belle Epoque, l’esilio durante la guerra civile spagnola, l’occupazione nazista della Francia e il glamour degli anni d’oro di Hollywood. Un autore che ha collaborato con i principali intellettuali dell’epoca e ha conosciuto Stravinskij, Sarah Bernhardt, Picasso. Un autore che ha lottato per l’uguaglianza e per il voto alle donne. Un autore che in realtà era un’autrice, rimasta nell’ombra del marito per la maggior parte della vita, lasciando però dietro di sé una traccia sottile grazie alla quale Noelia riesce finalmente a restituirle un nome. Un avvincente romanzo che parla di amore e disamore, di contraddizioni umane e di segreti. Un’Odissea attraverso l’Europa e l’America del Ventesimo secolo, con un’antieroina che è sempre rimasta fedele alla sua vocazione artistica, anche a costo di restare nell’ombra.

Schermata 2022-03-15 alle 14.58.15Stradario aggiornato di tutti i miei baci

Daniela Ranieri

2021

Ponte alle Grazie

Pag. 684

Dove trovarlo

Trama: una donna in dialogo perpetuo con sé stessa e con il mondo disegna una mappa delle sue ossessioni, del suo rapporto con l’amore e con il corpo, serbatoio di ipocondrie e nevrosi: il nuovo romanzo di Daniela Ranieri è un diario lucido e iperrealistico, in cui ogni dettaglio, ogni sussulto di vita interiore è trattato allo stesso tempo come dato scientifico e ferita dell’anima. Dalla pandemia di Covid-19 alla vita quotidiana di Roma, tutto viene fatto oggetto di narrazione ironica e burrascosa, ma in special modo le relazioni d’amore: le tante sfaccettature di Eros – l’incontro, il flirt, il piacere, le convivenze sbagliate, la violenza, l’idealizzazione, la dipendenza, l’amore puro – vengono sviscerate nello stile impareggiabile dell’autrice, un misto di strazio, risentimento, ironia impastati con la grande letteratura europea (e non solo). E forse è proprio la lingua di Daniela Ranieri il vero protagonista di questo “Stradario aggiornato di tutti i miei baci”, una lingua ricchissima di echi gaddiani, di irritazioni à la Thomas Bernhard, di citazioni, e allo stesso tempo inquietantemente diretta e inaudita, una lingua la cui capacità di nominare e avvicinare le cose è pari soltanto alla sua potenza nel distruggerle. Lo Stradario di Daniela Ranieri non è solo un romanzo: ha la sostanza di un corpo vivente che abita nel mondo, di una voce che avvince e persuade con la forza della grande letteratura.

Silvia Truzzi

2022

Longanesi

Pag.380

Dove trovarlo

Trama: Mantova, 1918. Nel giorno dell’armistizio della Grande Guerra due bambine vengono al mondo a poche ore di distanza. Dora in una poverissima casa vicino al lungolago, già orfana perché sua madre muore di parto e suo padre è un soldato disperso. Qualche ora dopo nasce Irene, l’ultimogenita dei marchesi Cavriani, famiglia dell’antica nobiltà cittadina. Le due bambine crescono – una tra la fame e la miseria dei vicoli, l’altra negli agi del palazzo che porta il nome della sua famiglia – e si incontrano ogni domenica sul sagrato di Sant’Andrea. Dora chiede l’elemosina e nella sua mano la piccola Irene deposita un soldo e un sorriso di solidarietà e compassione. Gli anni passano e mentre il Fascismo si fa regime, e insanguina le strade della città, due vite destinate a rimanere separate da un’insormontabile differenza di classe si incrociano di nuovo. La sorte che ha portato Dora nella casa borghese della famiglia Benedini, dove è stata accolta e ha ricevuto un’istruzione, le ha fatto dono di una bellezza fuori del comune che fa girare la testa agli uomini. Tra loro c’è anche il timido Eugenio, figlio dei ricchissimi Arrivabene e cognato di Irene. Sfidando l’ostilità delle famiglie, Dora si fidanza in segreto con Eugenio ma il bel mondo che comincia a spalancarsi davanti ai suoi occhi ha in serbo per lei molte sorprese: in una girandola di splendidi vestiti, ricevimenti e intrighi, Dora dovrà difendere tutto ciò che ha conquistato con tanta fatica. Con il ritmo narrativo di un romanzo storico, “Il cielo sbagliato” è un affresco sul desiderio di emancipazione. E sul prezzo da pagare per varcare la porta di un mondo che una bimba con i vestiti strappati non avrebbe mai immaginato di sfiorare.

Schermata 2022-03-15 alle 15.06.11L’assassino cieco

Margaret Atwood

2001

Tea

Pag. 628

Dove trovarlo

Trama: «Dieci giorni dopo la fine della guerra mia sorella Laura precipitò con l’auto giù da un ponte». Sono queste le prime parole, semplici ma inquietanti, con cui Iris Chase, la voce narrante del romanzo, decide, a ottantadue anni, di raccontare le tormentate vicende della sua famiglia nell’arco di quasi un secolo. Ma sin dall’inizio il racconto di Iris viene interrotto dagli stralci di un altro romanzo, una scabrosa storia d’amore scritta dalla sorella tragicamente morta e pubblicata postuma con enorme successo: «L’assassino cieco». Il protagonista del romanzo, un uomo in fuga, inventa per la sua amante una storia di fantascienza su un pianeta inverosimile, dando, così, vita a un terzo livello narrativo.

Margaret Atwood

2020

Ponte alle Grazie

Pag. 387

Dove trovarlo

Trama: Marian è una ragazza ben educata e istruita, vive negli anni Sessanta a Toronto, ed è fidanzata con Peter, un promettente avvocato. Lavora in un’azienda che si occupa di ricerche di mercato, dove i posti di responsabilità sono tutti ricoperti da uomini. Ambiziosa, ma anche desiderosa di essere normale, Marian decide di assecondare le richieste del suo fidanzato e della società e attende fiduciosa il matrimonio, che pensa le conferirà un ruolo. La svolta inattesa giunge quando incontra Duncan, un dottorando in Letteratura inglese che ignora le regole ed è profondamente determinato, a differenza di Marian, a esprimere la propria individualità. La ribellione parte dal corpo della ragazza, che inizia a rifiutare il cibo: prima la carne, poi le uova, infine le verdure, finché la sua personalità, tenuta così a lungo a freno, esplode in una serie di comportamenti inappropriati e sovversivi, modificando per sempre la sua rassicurante, stabile routine. Spregiudicato, esilarante e acuto, La donna da mangiare è il primo romanzo di Margaret Atwood e contiene già tutti i temi delle sue opere successive, presentandola come un’osservatrice consumata delle ironie e delle assurdità generate dal conformismo.

Avete voglia di accompagnarmi nel mese di letture?

La Bibliotecaria

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Pubblicato in: Romanzo

Il fabbricante di lacrime … sì le mie.

Il Fabbricante di lacrime

Erin Doom

Magazzini Salani, 2021

What the hell, Avril Lavigne

Buongiorno lettori,

1090 pagine lette in ebook (sì ho ceduto alla tentazione del digitale!) e mai fatta scelta migliore. Che delusione!

Una delusione oserei dire cocente visto l’Amore con la A maiuscola provato per il secondo libro della Doom “Nel modo in cui cade la neve”, che ho riletto, non una, ma due volte e ho anche acquistato in versione cartacea dopo averlo letto su Wattpad prima della pubblicazione.

Conosco il detto “chi di penna ferisce, di spada perisce” ma non posso sottrarmi al mio dovere alla verità che più volte ho citato nei miei articoli precedenti. Si vede, lontano un miglio, che è il suo primo libro: la scrittura è infantile.

Per chi non si raccapezza più e penso mi immagini ormai sulla soglia della follia, devo ammettere che la trama è molto accattivante. Nica è un’orfana e il suo nome è quello di una bellissima farfalla. Non ci può quasi credere che, oramai alla soglia della maggiore età venga adottata dai signori Milligan. Unica pecca? Non è l’unica ad essere adottata… anche Rigel viene inspiegabilmente scelto per far parte della nuova famiglia. E loro due proprio non si sopportano… come potranno andare d’accordo ed essere due fratelli?

Summa cum brevitas, ecco a voi la trama

La protagonista Nica l’ho trovata noiosa e retorica e più volte nel corso della lettura mi sono chiesta se questo sia il modello di ragazza da propugnare ai lettori. Che fine hanno fatto le grandi eroine, non pretendo una rediviva Boadicea ma mi basterebbe una copia sbiadita di Ivy la protagonista di “Nel modo in cui cade la neve” che, guardate, mi vengono i cuoricini sulla faccia solo a pensarci.

Non fraintendetemi credo che la Doom sia una validissima penna, come ha avuto modo di dimostrare nel suo secondo romanzo, il problema centrale del romanzo che vi recensisco  è la necessità impellente di maturazione che trasuda il Fabbricante di lacrime.

Che poi a voler dire tutta la verità: io ancora non l’ho capito chi sia questo Fabbricante di lacrime.

Ma veniamo ai personaggi secondari che ho trovato meno caratterizzati Lionel e Billie. Allora Lionel sembra l’incrocio mal riuscito di Voldemort e Jocker con un pizzico della stuccosità del classico tipello americano dell’Upper East Side stile Gossip Girl. E scusatemi i toni, ma in che senso esce di scena e cambia città così senza essere tirato in ballo dopo aver quasi ucciso i protagonisti: aiuto serial killer a piede libero!!

Billie, poveretta è un personaggio che avrebbe potuto essere sviluppato in molteplici modi ma sopperisce ad un’iperattività condita da traumi infantili.

Tutt’altro discorso per Rigel. In questo caso applausi all’autrice che ha costruito davvero un personaggio accattivante, complesso, irresistibile che ha tutti gli ingredienti per essere la vera calamita e centro di gravità dell’intero libro. Devo essere sincera? Rigel è l’unica ragione per cui mi sono spinta avanti nella lettura.

Mi stupisco solo di come non abbia attentato alla propria vita o non si sia cavato i timpani pur di non ascoltare le lagne monologate di Nica.

Consiglierei all’autrice trame più costruite, anche con meno personaggi ma più ben caratterizzati e discorsi diretti meno lunghi (dammi retta, Doom, i flussi di coscienza meglio lasciarli a Joyce ma ti prego continua a creare manzi di cui farci innamorare).

Nuovo slogan: +Rigel, +Mason, -Nica.

Viviamo in un’epoca dove le donne vogliono essere le protagoniste magari cavalcare loro stesse il cavallo bianco e salvare il principe.

La Bibliotecaria

Pubblicato in: November reading, Romanzo

Dentro la casa sul mare celeste, si può scegliere la vita che si vuole.

La casa sul mare celeste (The House in the Cerulean Sea)

TJ Klune

2021, Oscar Mondadori

Soundtrack: Autumn Leaves di Ed Sheeran

35f848_9da1e92b8bbc4af285f32b876b5d4b5d~mv2Buonasera readers, 

lo ammetto, sto piangendo. Era molto tempo che non mi capitava un romanzo come “la casa sul mare celeste“, forse persino troppo tempo. Alcuni romanzi hanno questo “dono” particolare, il dono di poter parlare all’anima del lettore, di carpirla e in una certa misura anche di cambiarla. Ho affrontato il romanzo spinta dalla copertina che mi ha quasi chiamato a sé in libreria, conservando comunque un certo timore che fosse un romanzo per bambini. Timore confermato e smentito allo stesso tempo.

La storia infatti si dipana come una fiaba, molto scorrevole e semplice nel linguaggio e nello stile. Linus Baker è un assistente sociale del DIMAM (Dipartimento di Magia Minorile) sulla quarantina, grassottello che conduce un’esistenza grigia come una giornata di pioggia. Condivide una casetta al numero 86 di Hermes Way con una gatta di nome Calliope che sembra non sopportarlo molto ma che si ostina a dividere con lui il domicilio. Il suo posto di lavoro è come una catena di montaggio, nessun oggetto personale può essere esposto e le scrivanie sono tutte vicine e costantemente tenute sott’occhio dall’arcigna Signorina Jenkins e dal suo “cane da guardia” Gunther. Linus fa lo stesso lavoro da più di una quindicina di anni e sa di essere bravo nel svolgere le sue mansioni, in primo luogo perché ha la piena consapevolezza di rispettare il MANUALE DELLE NORME E DEI REGOLAMENTI. Ma cosa succede se improvvisamente la sua routine viene spazzata via? Linus viene inviato a Marsyas, un’isola remota, dove dovrà valutare le condizioni dell’orfanotrofio per un mese intero. Come potrà sopravvivere alle sei creature minorenni, ad uno spirito dell’isola non proprio convenzionale e ad un misterioso direttore?

La trama ti scorre sotto gli occhi, toccando in modo lieve e profondo le tematiche di base del libro: il pregiudizio, la paura del diverso, la solitudine, la denuncia dei maltrattamenti. L’autore crea personaggi profondi celandoli sotto le spoglie di semplici bambini, e così li conosciamo e li amiamo, come impara a fare anche Linus. La dolcezza e l’amore sono il filo conduttore di questa storia e io mi sono ripromessa di proporlo ad ogni bambino/a, ragazzo/a, adulto/a che riuscirò a raggiungere perché in fondo credo in quello che l’autore scrive e fa pronunciare a Talia, una gnometta di appena duecento anni con la passione per il giardinaggio, “per cambiare la mentalità delle masse, bisogna cominciare cambiando la mentalità dei singoli“. 

Quale migliore metafora che dividere il mondo in persone con magia e senza magia, e quale piacere nel vedere quel mondo disintegrarsi piano piano fino a comprendere che, smettere di vedere la diversità, è il primo passo. Quale sussulto al cuore leggere una storia che trasuda del sentimento più puro al mondo, quello dell’amore e della protezione. 

Concludo con la citazione dal libro:

Io non… non so cosa fare. Non so cosa dire. Non credo che bastino le parole a cambiare i cuori e i cervelli della gente, di certo non le mie. Avete paura di ciò che non capite. Ci vedete come il caos che invade il mondo ordinato che vi è famigliare. E da parte mia, io non ho fatto molto per combattere questo pregiudizio, dato l’isolamento in cui ho tenuto i bambini. Forse se avessi… Scosse il capo. Facciamo degli errori. Costantemente. è ciò che ci rende umani, anche se tutti diversi gli uni dagli altri […]Vi chiedo solo di ascoltare, invece di giudicare ciò che non capite.”

Nella casa sul mare celeste ci sono entrata anche io, forse come lo stesso Linus, come un’osservatrice esterna, e lì ho lasciato un pezzettino di cuore, perché la casa sul mare celeste è come la nostra casa, dove possiamo scegliere la nostra vita, ma soprattutto lasciare che la nostra vita ci scelga. Abbiamo tutti un tesoro che teniamo nascosto, per proteggerlo, esattamente come Theodore, una piccola viverna che lo cela sotto un divano, e “sono piccole cose. Piccoli tesori di cui abbiamo dimenticato l’origine e che tornano a galla quando meno ce l’aspettiamo“. 

Per quanto mi riguarda iniziare questa avventura, condividere con voi la mia passione è il mio modo per far venire a galla il mio piccolo tesoro, il mio sogno di vivere e di scrivere di libri. Fatelo anche voi, trovo che faccia molto bene all’anima e al cuore. Siate tutti dei Linus. Fate scoppiare la bolla della vostra quotidianità e scoprite che cosa si nasconde appena oltre il suo velo. 

P.S. ho deciso di inserire all’inizio di ogni articolo il titolo di una canzone che mi ha accompagnato nella lettura del libro. Ecco svelato un secondo mio tesoro, l’amore per la musica! 

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La vostra Bibliotecaria

Pubblicato in: romanzo

Nolite te bastardes carborundorum

Margaret Atwood
Il racconto dell’ancella
1987
 
 
35f848_9da1e92b8bbc4af285f32b876b5d4b5d~mv2Buongiorno readers!
 
D’obbligo abbassare il capo in segno di rispetto o mettersi alla prova con una riverenza di quelle da sfiorare il pavimento con la fronte.
 
Un capolavoro!
 
Se ancora non siete in possesso del libro in oggetto mettete in stand-by l’articolo e correte in libreria a comprarlo. Correte si intende anche in senso figurato, potete benissimo smanettare sull’e-reader per acquistarlo. L’importante è la rapidità nell’averlo fra le mani.
Si deve chiamare romanzo, perché è un testo narrativo straripato come invenzione dalla mente della Atwood, ma si può benissimo chiamare romanzo rivelatore.
Con questo non voglio indorarvi la pillola. Ogni singola parola è cruda, se non nel mero significato della stessa, almeno nel contesto della sola frase. Potrei adesso cadere nel retorico e non me ne vogliate per questo, ma è deformazione professionale: è entusiasmante, agghiacciante, veritiero, crudo, semplice e complesso, satirico ma purtroppo estremamente attuale.
Il concetto di base è di per sé la cosa più disgustosa che un essere umano possa fare: privare una donna del controllo del proprio corpo.
 
In breve: scritto nel 1987 è ambientato in un presente distopico. Il mondo  è vittima di un disastro atomico e gli Stati Uniti, sin dalla fine del ‘700 il paese delle libertà, sono adesso uno Stato totalitario e patriarcale con un rigido sistema di caste.
Gilead, come ora viene chiamato, è uno stato fondato sulla religione. La società del nuovo ordine è basata su figure ben delineate. Un vertice tutto al maschile con i Generali,  affiancati dalle loro sterili Mogli, vestite di blu e che di fatto sono semplicemente arcigne padrone in casa, dove impartiscono ordini alle  Marte, donne che si dedicano alla cura della casa. E poi ammantate di rosso cremisi, silenziose occupanti delle case più ricche del nuovo stato, odiate e strumentalizzate dalle mogli per la loro fecondità, costantemente redarguite dalle acerrime Zie, ci sono le Ancelle.
Le Ancelle non possiedono più nulla né il controllo del loro corpo, né un nome proprio. Si muovono sempre in gruppo di due, non possono incrociare lo sguardo di nessuno ma devono celarsi con un cappuccio, rimangono nella casa del generale di cui diventano a tutti gli effetti proprietà. Una proprietà che supera quella fisica fino a diventare anche identitaria, il loro nome infatti non è altro che un appellativo composto dal prefisso “di” e il nome dell’uomo con cui devo giacere, una volta al mese, in una cerimonia che richiama le parole della Bibbia, ma in un modo barbaro e distorto. 
 
La protagonista è DiFred, un tempo si chiamava June, aveva una bambina e un marito Luke. Lei si ricorda, ma non vuole ricordare. Non può ricordare che la sua vita fosse diversa. Non può ricordare di quando poteva fare joggings, di quando poteva andare a lavoro, di quando poteva decidere di chi innamorarsi. Pena la perdita della ragione e la morte appesa per il collo in pubblica piazza presso il Muro.
 
E’ una storia di sofferenza, di disperazione, di calma celata, di mille interrogativi e di una finzione che ti obbliga a vivere come se il mondo fosse sempre stato sottosopra, e far finta che rimanga così che questo sia il nuovo status quo sempre temendo che piano piano la memoria di quello che è stato svanisca come è svanito il concetto dell’essere donna, così dall’oggi al domani.
 
Ma è anche una storia di ribellione soffusa e silenziosa fra le cappe rosse sollevate e di un Mayday sussurrato che ci fa chiedere: e se succedesse a noi? Se il mondo improvvisamente mutasse, le regole diventassero ferree, degli obblighi e non delle indicazioni come dovrebbero essere. Se l’essere umano perdesse anche la possibilità di controllare il proprio corpo per salvarsi. Se il mondo diventasse il romanzo della Atwood o una sua immagine leggermente diversificata da che parte staremmo? Sussurreremmo il mayday? Proveremmo a fuggire? Combatteremmo a viso aperto? Oppure ci adatteremmo per vivere quella parvenza di vita con il rischio di svegliarsi una mattina con la gola stretta, in un bagno di sudore, lo stomaco attorcigliato e quel e se… piazzato lì come condanna?
 
Ho amato la scrittura della Atwood, ho amato il suo simbolismo, ogni personaggio, ogni salto nel passato ed ovviamente nella Wish List ho tutti i suoi libri compreso il seguito uscito nel 2019 “I testamenti”. 
 
Avete già letto qualcosa della Atwood?
 
Avete visto la serie tv? Trovo che sia molto bella anche quella, e anche molto fedele al romanzo.
 
Curiosità: il titolo dell’articolo è una frase che DiFred scopre nella camera che occupa, una frase in latino che l’avvicina come non mai all’ancella che l’ha preceduta. 
 
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La bibliotecaria

Pubblicato in: classici

“He’s more myself than I am. Whatever our souls are made, mine and his are the same”

Cime Tempestose

Emily Bronte

1847

C’è una dichiarazione d’amore più bella di questa?

Posso farvi ricredere?

Immaginatevi l’odore di legna bruciata e la cenere che sporca il pavimento di pietra davanti al focolare. La tenue luce del camino nel buio di notti dove non esisteva l’elettricità a dissipare le tenebre. Sentite il calore delle fiamme sul volto, mentre fuori il vento spira fra le tamerici della brughiera. In silenzio ascoltate una ragazza che si confida alla sua nutrice e le fa la dichiarazione d’amore che per un secolo è rimasta di innovativa bellezza: qualsiasi cosa siano fatte le anime, la mia e la sua sono della stessa materia.

E’ Catherine a parlare, rivolgendosi a Nelly.

Catherine è un personaggio contrastante che alle volte, durante la lettura, mi ha suscitatoun sentimento di rabbia per i suoi comportamenti infantili e per i suoi ragionamenti che possono essere fraintesi come spinti da una logica del “matrimonio rispettabile economicamente”. Non si può certo dire che questo sentimento non sia ragionevole ai nostri occhi moderni, ma è proprio questa la possibilità di imporre cuore su mente che manca “socialmente” alla protagonista femminile. Perché Catherine nasce nella seconda metà del 1700 e non nella seconda metà del 1900, nasce in un’epoca dove dalle convenzioni sociali non ci si può liberare.

Quindi ora vi chiedo di fare tabula rasa e domando se c’è un personaggio più affascinantedi una donna che si dichiara nell’ombra di un focolare, non accumunando il proprio amore e se stessa tramite il ceto sociale, la forma fisica o l’intelligenza, ma richiamando laparte più profonda di un essere umano, talmente profonda da essere impalpabile, da essere il motore degli istinti più profondi?

Emily Bronte, che tutti descrivono come una donna quieta e riservata ha creato personaggi che non solo vivono le proprie emozioni, ma a tratti ne sono la rappresentazioni esteriore come una maschera teatrale che deve portare all’eccesso il proprio carattere per essere compresa appieno. E’ così che dal suo calamaio, in uno stile sorprendentemente scorrevole e moderno, nasce Heathcliff, iracondo, furioso, vendicativo, un personaggio a tinte fosche che immagino come un albero solitario su di una collina una notte di tempesta, ma anche Linton il sole caldo della sicurezza, buono e allegro. Così che si dipana come un racconto che richiama in alcuni tratti anche del gotico, attraverso gli anni, le sofferenze, gli abbandoni, i tradimenti, l’amore cieco e quello sicuro, fino ad approdare su di una collina dove: “… sotto quel cielo benigno; guardai le falene svolazzare tra l’erica e le campanule, ascoltai il lieve sospiro del vento tra l’erba, e mi stupì che si potesse immaginare un sonno meno tranquillo per quelli che dormivano in quella terra di pace.”

Avete già avuto modo di leggerlo? Lo leggereste? Vi piacciono i classici?

P.S. esistono anche adattamenti cinematografici molto belli per chi fosse interessato. 

L’edizione nella fotografia sopra è di RBA Storie Senza Tempo 2021.

Alla prossima
La Bibliotecaria